Recovery: piccoli passi per grandi traguardi

Recovery: piccoli passi per grandi traguardi

Alcuni anni fa, la voglia di introdurre sempre nuovi miglioramenti negli interventi educativo-riabilitativi rivolti a persone con patologie psichiatriche, ha motivato le educatrici del Centro Diurno la Rondine di Agordo ad intraprendere un percorso di formazione inerente il processo di recovery, ambito storicamente più presente in alcuni contesti come il Trentino ma meno consolidato nelle nostre zone, per lo meno in ambito agordino.

Il processo di recovery, in ambito psichiatrico, si basa su un principio tanto semplice nella teoria, quanto complicato nella pratica: la consapevolezza della malattia.

Prendere coscienza della propria malattia, imparando a riconoscere e a gestire i sintomi significa diventare pazienti attivi e non solo ricevitori passivi delle cure, riformulando così la propria identità.

Al Centro Diurno La Rondine si è deciso di lavorare “a piccoli passi” ovvero gli utenti, insieme agli operatori, si pongono degli obiettivi su alcuni aspetti precisi della loro vita, cercando di lavorarci poco per volta mantenendo la consapevolezza di quanto possano impattare i sintomi della malattia: piccoli passi per grandi traguardi.

Le attività di recovery in ambito psichiatrico permettono ad esempio di attivare una strategia finalizzata a combattere il decadimento cognitivo, sia che la persona abbia avuto un trauma circoscritto, sia che la malattia sia presente da molto più tempo, aiutano ad aumentare le proprie abilità sociali o consentono di tracciare un percorso per la ricerca di un impiego. Al Centro, una volta a settimana, ci si ritrova in gruppo e si lavora su questo con energia e impegno.

Il primo passo è sempre il più difficile, soprattutto per le persone che faticano ad abbracciare il metodo recovery. Fondamentale è trovare la strada giusta per ogni persona perché ognuna è diversa, anche nella malattia e di conseguenza anche nel percorso da seguire. Il ruolo degli operatori in questo senso è di sostegno ed indirizzo, anche solo nell’affiancare ed ascoltare l’utente nelle fatiche e negli inciampi che questo viaggio inevitabilmente comporta.

Qual è l’idea di fondo in cui credono gli operatori e che con il loro lavoro cercano quotidianamente di trasmettere agli utenti? Che la malattia mentale è qualcosa che fa parte di sé. Si può decidere di ignorarla, di andarci a sbattere addosso ogni volta che si manifesta un sintomo oppure si può lavorare per conoscerla meglio, per imparare a riconoscerne i sintomi per tempo e a conviverci, sviluppando un metodo di adattamento e, perchè no, di superamento.

Il fine ultimo non deve più essere solo la guarigione ma, per quanto possibile, il miglioramento della propria qualità di vita.

Perché la nostra equipe ha sentito come proprio questo tipo di approccio?
Semplicemente perché si abbina facilmente ad una parola molto positiva: SPERANZA ovvero “Io non sono i miei sintomi o la mia malattia”.

Nella foto di copertina una delle gite in montagna del Centro Diurno La Rondine